Amarcord Natale (atto I)
L’identità
è
fatta
anche
dalle
memorie,
e
nessun
periodo
dell’anno
è
come
questo
favorevole
a
far
riaffiorare
i
ricordi.
Mi
accade
di
chiedere:
-
Che
cosa
ti
ha
portato
Gesù
Bambino?
–
dimenticando
che
oggi
i
doni
li
porta
Babbo
Natale
ed
ero
io
che
da
piccola
credevo
che
li
portasse
Gesù
Bambino.
Per
la
verità
mi
era
venuto
da
pensare
che
fosse
una
cattiveria
far
fare
ad
un
bambino
appena
nato
“al
freddo
e
al
gelo”
la
consegna
dei
regali
ai
bambini
che
se
ne
stavano
ben
al
caldo
nei
loro
lettini,
ma
mi
era
stato
insegnato
ad
ascoltare
e
a
non
mettere
in
dubbio
le
parole
dei
grandi
e
così
credevo
a
Gesù
Bambino
che
portava
i
doni
ai
bambini
buoni.
Ho
smesso
di
crederci
in
seconda
elementare.
Ero
andata
a
casa
delle
mie
zie
alcuni
giorni
prima
di
Natale
e
le
avevo
sorprese
a
cucire
una
bella
copertina
di
raso
rosa
per
il
lettino
di
una
bambola,
sapendo
però
che
mia
sorella
desiderava
proprio
una
cameretta
per
le
bambole.
Naturalmente
non
le
dissi
nulla,
anzi
ero
molto
orgogliosa
di
quel
segreto.
Poi
è
arrivato
Babbo
Natale,
ma
la
magia
dell’attesa
dei
doni
era
la
stessa,
come
era
lo
stesso
molto
imbarazzante
capire
quando
era
il
caso
di
aprire
gli
occhi
ai
bambini,
se
non
capivano
da
soli
chi
era
che
portava
loro
i
doni.
Tra
i
ricordi
di
quando
insegnavo,
me
ne
è
rimasto
uno
legato
in
particolare
proprio
a
questo:
in
una
prima
elementare,
vennero
da
me
due
alunni
e
uno
mi
intimò:
-
Glielo
dica,
che
Babbo
Natale
non
esiste!
Ebbi
un’illuminazione
e
chiesi
all’altro:
-
Tu
credi
a
Babbo
Natale?
-
Sì
.
-
Bene,
per
te
Babbo
Natale
esiste
.
Furono
felici:
uno
perché
poteva
continuare
a
crederci,
l’altro
perché
avevamo
scambiato
uno
sguardo
complice
e
si
sentiva
più
grande
del
compagno,
ma
anche
responsabile
della
sua
serenità.
Quei
due
bambini
sono
ancora
oggi
grandi
amici.
Rita De Alexandris